Substrati artificiali
 

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Substrati artificiali

La tecnica di campionamento con substrati artificiali si applica in genere quando risulta impraticabile o inaffidabile un campionamento di tipo diretto (e.g. mediante retino), oppure negli ambienti in cui tale campionamento risulti arduo per la difficoltà di accedere al corso d'acqua e di sondare tutti i microhabitat presenti. Queste condizioni si possono riscontrare nei tratti potamali di fiumi con sponde ripide e/o franose, alvei molto estesi ed acque profonde. Tra i vantaggi offerti dal campionamento mediante substrati artificiali in tali tratti si menzionano:

  • L’ottenimento di dati quantitativi e del tutto comparabili tra i diversi siti, seppure limitati ad un solo microhabitat. La tecnica si basa infatti su una superficie di campionamento nota e costante, analogamente alla rete Surber per i fiumi guadabili. È fortemente ridotta in questo modo la soggettività di campionamento, offrendo un campione di fauna bentonica dallo stesso habitat in ogni stazione, anche in condizioni di ridotta  visibilità e raggiungimento dei substrati;
  • l’ottenimento di un campione rappresentativo di tutto il periodo di permanenza dei substrati (circa 30 gg.), il che fornisce un quadro complessivo dei fattori di qualità dell’acqua che determinano le variazioni nella struttura della comunità, senza risentire in modo troppo marcato di eventuali variazioni a carico delle caratteristiche dell’habitat fisico (con l’esclusione della velocità di corrente e del trasporto solido);
  • la possibilità di limitare nei campioni raccolti la quantità di detrito organico e limo, permettendo così un’agevole separazione degli organismi;
  • la facilità di assemblaggio dei substrati artificiali ed il costo molto contenuto.

La tecnica dei substrati artificiali presenta tuttavia alcuni svantaggi, tra i quali:

  • è stato ampiamente dimostrato come i substrati artificiali siano soggetti ad una colonizzazione preferenziale da parte di alcuni taxa (e.g. Amphipoda, Chironomidae, Ephemeroptera del genere Baetis) rispetto ad altri che colonizzano maggiormente i substrati naturali o di altra natura (e.g. Tubificidae, Lumbricidae, Smuliidae, Gasteropoda, Anisoptera Odonata); altri gruppi tassonomici sembrano invece essere meno dipendenti dalle variazioni di substrato. Questo significa che il prelievo con i substrati artificiali può non essere indicativo dei rapporti reali di abbondanza dei vari taxa nell’ambiente considerato, a causa appunto della selettività di tale tecnica di campionamento. Ciò, peraltro, non impedisce un adeguato confronto tra siti e una corretta definizione della qualità dell’acqua su base biologica; sono però certamente necessari l’uso e la taratura di metodi biologici di valutazione espressamente dedicati al tipo fluviale e alla tecnica di campionamento;
  • i substrati artificiali possono andare persi in seguito ad eventi di piena del fiume, per atti di vandalismo, oppure possono essere coperti dalla vegetazione fluitante e dal limo che ostacolano la presenza dei taxa più reofili; inoltre, durante il regime di magra, i substrati possono andare in secca;
  • è necessario un periodo relativamente lungo di immersione dei substrati (circa 30 giorni),  affinché la colonizzazione ad opera dei vari gruppi di organismi macrobentonici – che segue, tra l’altro, una fase di “stabilizzazione” e “maturazione” dei SA stessi, e.g. ad opera delle comunità batteriche e algali -  possa considerarsi completa.

La tecnica di campionamento prevede in sintesi: l’uso di substrati artificiali (SA) a lamelle di faesite grezza; il posizionamento di gruppi di SA appesi a strutture galleggianti e sospesi in acqua; il recupero, dopo circa un mese, dei gruppi di SA precedentemente posizionati e lo smistamento degli invertebrati ad essi adesi; il trattamento, in campo e/o in laboratorio, dei taxa catturati.
I substrati di cui si suggerisce l’utilizzo per i campionamenti nei fiumi non guadabili sono del tipo Hester-Dendy modificato. Ogni singolo substrato artificiale è costituito da dieci lamelle quadrate di faesite grezza o masonite, di 100 cm2 di superficie per ciascuna delle due facciate e 2-3 mm di spessore.

lamelle


Le lamelle sono fissate al centro da una o due barre filettate metalliche (lunghe 10-12 cm e con diametro 4-6 mm) affrancate ad una estremità da un golfare con un anello e all’altra da un dado ad alette (Fig. 2).

Assemblaggio delle lamelle


L’assemblaggio delle varie lamelle, anche dove lo spazio è più ampio, consente in generale la colonizzazione di uno solo dei due lati, pertanto la superficie da considerare nel definire le densità raccolte è quella di una sola delle due facciate (i.e. 100 cm2 X 10). Inoltre, è necessario considerare che la superficie inferiore e superiore delle lamelle più esterne è in genere poco colonizzata. In sintesi, la superficie totale, utile per la colonizzazione degli invertebrati, associata ad un singolo SA costituito da 10 lamelle è ritenuta pari a 0.1 m2. L’unità di campionamento è costituita da un gruppo di 5 SA, in modo da utilizzare per il campionamento una superficie analoga a quella usata per la maggior parte dei fiumi guadabili in Italia (0.5 m2).

Lamelle